Genepì è il nome che si attribuisce a diverse specie di piante appartenenti al genere Artemisia tipiche di alcuni territori del Piemonte e della Valle d'Aosta e anche al delizioso liquore aromatico che se ne ricava.
Questa bella piantina tipica delle nostre Alpi simboleggia la durezza della vita in alta montagna: ricoperta di una fitta peluria per proteggersi dal freddo, cresce in luoghi quasi inaccessibili ma ci regala un liquore dalle molte virtù e il suo aroma balsamico si sprigiona in una tisana che riscalda e corrobora.

botanica
Il genere Artemisia, appartenente alla famiglia delle Asteraceae, raggruppa oltre 200 specie, ma tra queste solo A. genipi, A. Mutellina, A. glacialis, A. petrosa e A. nivalis sono denominate genepì, e solo le prime due contengono oli essenziali aromatici adatti alla preparazione del liquore: sono piantine alte al massimo 15 cm che crescono spontanee in alta montagna (oltre i 2000 metri di altitudine) in luoghi impervi, spesso nelle fessure delle rocce, in zone sassose, su ghiaie e morene.
L'Artemisia genipi, detta anche genepì maschio o genepì nero, è una pianta perenne, di colore grigio, con capolini fiorali raggruppati in modo da dare all'infiorescenza l'aspetto di una spiga.Cresce spontanea anche a 3500 mt di altitudine ed è ricchissima di oli essenziali.
L'Artemisia mutellina (genepì femmina o genepì bianco) è leggermente più alta (in media 12 cm), ha fiori gialli radunati in capolini distribuiti lungo il fusto e cresce anche in zone più basse.
Questa è la specie che meglio si adatta alla coltivazione, che avviene in zone esposte a Sud e poste oltre i 1500 m s.l.m., in terreni poco fertili e senza ristagni idrici.

storia
Il genepì è tipico dell'arco alpino occidentale, soprattutto della provincia di Cuneo e di Torino (Valle Maira, Valle Varaita, Valle Stura, Valle Pesio, Alta Val di Susa, Val Chisone, Val Germanasca, Val Pellice ed altre) e di alcune zone della Valle d'Aosta: in questi luoghi, in particolare nel territorio conosciuto come "Occitania", le piantine di genepì vengono raccolte e utilizzate da secoli non solo per la produzione del liquore (ogni valle vanta la sua ricetta ) ma anche per la preparazione di tisane digestive, balsamiche, espettoranti e tonificanti, proprietà oggi riconosciute e confermate.
Nella seconda metà del 1700, a Fenestrelle, il Regio Notaio Stefano Pin introdusse in Piemonte la distillazione e l'alambicco.
In seguito suo figlio Stefano Giuseppe descrisse dettagliatamente in un ricettario i metodi usati per la produzione e fondò la prima distilleria nel 1823 utilizzando le piantine raccolte sui monti tra Fenestrelle e il Colle del Sestriere.
Negli anni seguenti sorsero diversi laboratori artigiani e la richiesta aumentò velocemente.
Dal 1928 il Genepì è pianta protetta: la sua raccolta è fortemente limitata e spesso vietata, fatto che ha incoraggiato la creazione di coltivazioni per consentire la produzione del liquore senza l'uso di aromatizzanti artificiali.
Negli anni '70 sono iniziati i primi studi sulla coltivazione delle preziose piantine, che hanno individuato nell'Artemisia mutellina la specie più adattabile alle quote basse (inferiori ai 1800 m s.l.m.).

Nel 2002 è nata, grazie all'appoggio della Regione Piemonte, l'Associazione per la tutela e la valorizzazione del Genepy delle Valli Occitane Piemontesi, che raccoglie i coltivatori della pianta e i produttori del liquore con l'intento di garantire la difesa dell'ambiente montano e della specie genepì grazie a disciplinari di coltivazione dell'erba e di produzione del liquore.
Il liquore "Genepì del Piemonte" è ora riconosciuto come Indicazione Geografica Protetta.

proprietà
nelle valli del Piemonte le piantine di genepì sono da sempre considerate un rimedio per i problemi digestivi, per stimolare l'appetito, ma anche per aiutare l'organismo ad adattarsi alle alte quote.
La tisana si prepara lasciando in infusione per pochi minuti alcune piantine nell'acqua bollente: dolcificata con un po' di miele e bevuta dopo i pasti ha un effetto balsamico utile in caso di raffreddore e cattiva digestione ma è anche un buon tonico sia per il corpo che per la mente. Queste proprietà sono dovute ai suoi principi attivi, in particolare cineolo e sostanze amare.
Il liquore, corroborante e digestivo, si può preparare anche artigianalmente partendo dalle piantine essiccate: la ricetta base prevede 20 piantine (circa 30gr) essiccate al sole,1 L di alcool a 95°,1 L di acqua (di sorgente o minerale naturale) e 500gr di zucchero, ma si possono effettuare delle varianti seguendo i propri gusti (soprattutto per la dose di zucchero).
Si lasciano le piantine in infusione per 30-40 giorni con l'alcool in un vaso a chiusura ermetica in un luogo fresco e buio, poi si prepara uno sciroppo con l'acqua e lo zucchero e quando è freddo si aggiunge all'infuso filtrato e si lascia riposare ancora per una decina di giorni.
Si filtra nuovamente e si versa nelle bottiglie.
A questo punto occorre aspettare alcuni mesi prima di berlo per far maturare il liquore: la pazienza però sarà ripagata dal risultato!
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